Ipertensione
Un adulto su tre nel mondo soffre di ipertensione, l’aumento protratto di un’elevata pressione del sangue nelle arterie, e quasi la metà delle persone affette non ne è al corrente. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che in un rapporto diffuso il 19 settembre 2023 rivela che il numero di persone affette da ipertensione è raddoppiato dal 1990 al 2019, passando dai 650 milioni agli 1,3 miliardi. Si potrebbe pensare che l’ipertensione sia una malattia tipica dei Paesi industrializzati, ma non è (più) così: poiché smog, urbanizzazione e cambiamenti dell’alimentazione sono ormai fenomeni globali, in tre quarti dei casi oggi riguarda gli abitanti di Paesi a medio e basso reddito. Per di più, quattro quinti dei pazienti interessati non si curano in modo adeguato, anche se hanno ricevuto una diagnosi ufficiale.
L’ipertensione è uno stato in cui la pressione arteriosa del sangue risulta, a riposo, costantemente più alta rispetto ai valori considerati ideali (pari a 120 mmHg per la pressione sistolica e 80 per la pressione diastolica). Se non tenuta sotto controllo, l’ipertensione può causare infarti, ictus e malattie renali. Una pressione arteriosa troppo elevata può infatti danneggiare le arterie e ridurre la quantità di sangue ossigenato che raggiunge il cuore. Età avanzata e fattori genetici possono aumentare il rischio di ipertensione, ma gran parte delle cause deriva da stili di vita modificabili, come l’eccesso di sale nell’alimentazione, la troppa sedentarietà, l’uso di tabacco e l’eccesso di alcol. Uno stile di vita più sano e l’accesso ai medicinali per il controllo dell’ipertensione, economici e largamente disponibili, rappresentano una prevenzione e una soluzione efficaci.

Quanto è sicuro il sushi?
Mangiare sushi – se il pesce è di ottima qualità – non è di per sé un’attività rischiosa. Ma come tutti i cibi consumati crudi, questo alimento delizioso può ospitare batteri sgraditi. Pericolosi per la salute di chi lo consuma e, come evidenzia un nuovo studio, per l’intera società. In base a una ricerca pubblicata su Frontiers in Microbiology, nel sushi potrebbero essere presenti batteri capaci di diffondere la resistenza agli antibiotici. Hyejeong Lee, biotecnologa e scienziata alimentare della Norwegian University of Science and Technology, ha voluto ricercare nel sushi la presenza di un genere di batterio pco noto, l’Aeromonas, un patogeno diffuso negli ambienti acquatici che può infettare chi consuma pesce poco cotto.
La scienziata ne ha rintracciati 22 diversi ceppi in 8 tipi di pesce crudo venduti per il consumo diretto in Norvegia. «I risultati mostrano che la blanda lavorazione che ricevono questi prodotti ittici non garantisce l’inibizione dei batteri del genere Aeromonas» dice Lee. Secondo la scienziata, «la maggior parte di queste varianti di Aeromonas è possibilmente patogenica» e associata a problemi gastrointestinali, anche se per un individuo sano i rischi di ammalarsi seriamente a causa di questo batterio sono molto contenuti. L’aspetto più preoccupante riguarda il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che l’Aeromonas sembra facilitare. Questi batteri infatti scambiano regolarmente materiale genetico con altri microrganismi quando si trovano in mare. Significa che potrebbero acquisire geni che facilitano la resistenza agli antibiotici e passarli ad altri batteri, una volta che – attraverso il pesce crudo – riescono a diffondersi dal mare al nostro organismo, all’ambiente che frequentiamo.
